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Pajetta Giancarlo

Nato a Torino il 24.6.1911.

Studente, comunista. “Fin da giovanissimo dimostra un morboso interesse per le questioni politiche e sociali”. Arrestato nel novembre del 1927 è espulso da tutte le scuole del regno.

E’ condannato a soli 17 anni, dal Tribunale Speciale a 2 anni di reclusione il 25.9.1928, per appartenenza al Partito comunista italiano e propaganda sovversiva, tenendo conto della minore età.

Sconta interamente la pena nel carcere di Forlì.

A fine pena riprende subito l’attività.

Nel 1931 ripara in Francia per sottrarsi al mandato di cattura emesso dal Tribunale Speciale, è , infatti stralciato in istruttoria perché latitante il 7.11.1931, Qui Pajetta  assunse lo pseudonimo di “Nullo”, diventando segretario della Federazione giovanile comunista, direttore di Avanguardia e rappresentante italiano nell’organizzazione comunista internazionale.

In quel periodo Pajetta compì numerose missioni clandestine in Italia fino a quando, il 17 febbraio del 1933, venne arrestato a Reggio Emilia.  Viene condannato, nuovamente, dal Tribunale Speciale a 21 anni di reclusione il 2.2.1934. Detenuto a Civitavecchia e a Sulmona.

Liberato nell’agosto 1943. Durante la guerra di Liberazione, è capo di stato maggiore delle Brigate Garibaldi e redattore del Combattente.

Durante la guerra di Liberazione perse la vita a diciotto anni il fratello Gaspare, metre l’altro fratello, Giuliano, anch’esso dirigente comunista fu deportato nel campo di concentramento di Mauthausen e tre suoi cugini persero la vita per mano dei nazisti e dei fascisti.

Nel 1944 fu nominato, insieme a Ferruccio Parri e Alfredo Pizzoni, presidente del Comitato di Liberazione Nazionale dell’alta Italia: da questa posizione intavolò trattative diplomatiche con gli alleati anglo-americani e con il futuro Presidente del Consiglio dei ministri Ivanoe Bonomi. Divenne anche Capo di stato maggiore (ovvero vice-comandante nazionale) delle forze militari partigiane.

Pajetta partecipò da protagonista alla lotta di Liberazione come Capo di Stato Maggiore ( ovvero vice comandante generale) delle Brigate Garibaldi e membro del Comando generale del Corpo Volontari della Libertà. Da questa posizione intavolò trattative diplomatiche con gli alleati anglo-americani, e con il futuro Presidente del Consiglio dei ministri Ivanoe Bonomi, trattativa che portò al riconoscimento delle formazioni partigiane come formazioni regolari e all’attribuzione delle funzioni di governo al Comitato di Liberazione dell’Alta Italia.

Dopo la Liberazione, è direttore dell’Unitàii, parlamentare, e dirigente dei primo piano del PCd’I fino alla morte nel 1990.

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