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Jacometti Alberto

Nato ad San Pietro Mosezzo, il 10 marzo 1902

Figlio di piccoli proprietari terrieri, sin da giovane si interessa di coltivazioni, aderendo alle teorie socialiste.

Nel 1924 consegue la laurea in Agraria presso l’università di Cagliari e si iscrive al PSU (Partito Socialista Unitario), collaborando con il foglio clandestino “Basta!” ed entrando nel mirino delle squadracce fasciste, ad opera delle quali subisce un pestaggio nell’estate del 1925.

L’anno successivo si trasferisce in cerca di occupazione a Barcellona, ove impartisce lezioni private di Italiano, ma dopo pochi mesi decide di fare ritorno a Novara. Una seconda aggressione fascista subita nella città piemontese lo convince a prendere definitivamente la via dell’esilio: si reca dunque a Parigi, rimanendovi fino al 1929. Nella ville lumière tenta di sbarcare il lunario svolgendo i mestieri più disparati; contemporaneamente frequenta il milieu rivoluzionario locale, legandosi tra gli altri a Camillo Berneri ed assumendo la direzione della rivista antifascista “L’iniziativa”.

Successivamente, in seguito alla notifica di un decreto di espulsione dal territorio francese, ripara a Bruxelles e trova lavoro presso l’istituto chimico “Meurice Chimie”, ottenendo l’agognata sistemazione economica.
Rientrato in Italia nel 1934 per visitare il padre morente, subisce l’arresto ed un lungo interrogatorio da parte delle autorità di Pubblica Sicurezza, che giungono a ventilare un suo coinvolgimento nel complotto Garibaldi-Macià (tentativo di rovesciare la dittatura di Primo De Rivera per mezzo di una spedizione armata italo-spagnola guidata dal colonnello catalano Francesc Macià), ma dopo 17 giorni di detenzione viene liberato e può fare ritorno nella capitale belga.

Negli anni successivi intensifica l’attività politica, rivestendo dal 1935 al 1937 la carica di segretario della sezione belga del Partito Socialista Italiano e facendosi promotore di un’alleanza con i comunisti; sempre nel 1937 si reca in missione nella Spagna dilaniata dalla guerra civile.

L’invasione tedesca del 1940 lo sorprende ancora in Belgio: dopo aver tentato inutilmente di raggiungere gli Stati Uniti è arrestato dalle autorità di occupazione germaniche ed estradato in Italia, dove ad un primo periodo di carcerazione fa seguito la condanna a cinque anni di confino, da scontare a Ventotene. Liberato dopo il 25 luglio 1943 torna a Novara, assume il nome di battaglia di Andrea e partecipa attivamente alla Resistenza, contribuendo anche alla formazione del CNL locale.

Dopo la Liberazione Jacometti prosegue la carriera politica nelle file socialiste, tanto che nel 1948-49 assurge al ruolo di segretario nazionale del Partito; precedentemente era stato membro sia del Consiglio comunale della sua città che dell’Assemblea costituente.

Eletto deputato nel 1953, il suo mandato alla Camera è confermato nel 1958 e 1963, mentre gli anni successivi lo vedono attivo soprattutto all’interno di associazioni quali l’ANPPIA, l’ANPI, l’ARCI e l’Istituto storico della Resistenza “Pietro Fornara” di Novara. In forte disaccordo con la linea propugnata da Craxi, abbandona polemicamente il PSI nel 1984, dopo il congresso di Verona.

Muore nella sua Novara il 10 gennaio 1985.

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