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Cavallera Vindice

Nato a Genova il 9 giugno 1911 da una famiglia di tradizione socialista (il padre Giuseppe riveste la carica di deputato per il PSI dal 1913 al 1919), dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza si iscrive alla facoltà di filosofia. Attivo sin da giovanissimo nelle file del movimento “Giustizia e Libertà” di Carlo Rosselli, già nel gennaio 1932 viene denunciato al Tribunale speciale dalla questura di Torino, ottenendo ad aprile dello stesso anno l’assoluzione per “non aver commesso il fatto”.

Tre anni dopo, a luglio del 1935, riceve una seconda segnalazione da parte della direzione generale di Pubblica Sicurezza, tradottasi immediatamente in deferimento davanti al già citato tribunale. La nuova sentenza, emessa in data 28 febbraio 1936, è ben diversa dalla precedente: il giovane studente subisce, infatti, la condanna a 8 anni di carcere per il reato di “cospirazione politica mediante associazione per commettere delitti contro la personalità dello Stato” e si rifiuta di associarsi ad un’istanza di grazia fatta pervenire in suo favore.

Liberato il 16 maggio 1940 in seguito ad un’amnistia, è immediatamente incorporato nel distretto militare di Cuneo onde sottostare agli obblighi di leva; successivamente partecipa al secondo conflitto mondiale sul fronte greco-albanese.

Nel dopoguerra milita inizialmente nel Partito d’Azione, poi, dopo lo scioglimento di tale raggruppamento politico, si avvicina all’area socialista. Il 1953 lo vede promotore, insieme a Ferruccio Parri, della lista di Unità Popolare, decisiva nell’impedire l’applicazione della cosiddetta “legge truffa” presentata dalla Democrazia Cristiana al potere. Muore a Cuneo il 12 novembre 1998.

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