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Berneri Camillo

Nasce a Lodi (Milano) il 20 maggio 1897. Giovanissimo militante socialista, aderisce all’anarchismo nel 1915. Ancora sotto le armi, partecipa agli scioperi fiorentini dell’estate 1919 e viene confinato sull’isola di Pianosa. Dopo il congedo svolge un’intensa attività propagandistica, contribuendo alla fondazione dell’Unione Anarchica Italiana e collaborando con numerose testate giornalistiche.

Nel 1922 si laurea in filosofia a Firenze con Gaetano Salvemini, esercitando in seguito la professione di insegnante. L’inasprimento del regime fascista lo costringe nel maggio 1926 all’espatrio clandestino in Francia, seguito poco dopo dalla moglie, la militante libertaria Giovanna Caleffi, e dalle figlie Maria Luisa e Giliana.

Gli anni dell’esilio sono un rapido susseguirsi di espulsioni, causate anche da operazioni ordite a suo danno dallo spionaggio fascista, che lo tiene sotto stretta sorveglianza: Berneri è costretto a spostarsi tra Svizzera, Germania, Belgio, Lussemburgo ed Olanda, prima di trovare una sistemazione alquanto provvisoria a Parigi, sotto la perenne minaccia di provvedimenti restrittivi da parte delle autorità di polizia transalpine, che non vedono di buon occhio le dottrine politiche professate dall’anarchico lombardo.

Lo scoppio della guerra di Spagna nel luglio del 1936 costituisce un grandissimo stimolo per Berneri, che è tra i primi ad accorrere a Barcellona in difesa della rivoluzione popolare originata dall’abortito golpe militare. Alla testa di una pattuglia di antifascisti politicamente molto variegata, ma a netta predominanza libertaria, egli organizza insieme a Carlo Rosselli ed al repubblicano Mario Angeloni, la “Sezione Italiana” della colonna anarcosindacalista “Ascaso”, rivestendo la carica di commissario politico e partecipando alla cosiddetta battaglia di Monte Pelato (nei pressi di Huesca), che termina con un’importante vittoria difensiva.

Fisicamente inadatto alla vita del fronte, si trasferisce successivamente nel capoluogo catalano, dove crea e dirige il periodico in lingua italiana “Guerra di Classe”, affrontando le tematiche e i problemi relativi alla rivoluzione e alle vicende belliche. Nei mesi successivi assume una posizione critica nei confronti sia della crescente influenza comunista all’interno delle istituzioni repubblicane che della svolta “governativa” della CNT, il sindacato egemone in Catalogna.

In seguito al riconoscimento del regime di Franco operato da Roma il 18 novembre 1936, insieme all’anarchico calabrese Francesco Barbieri occupa i locali appena evacuati del Consolato italiano di Barcellona, rinvenendo al suo interno una serie di documenti diplomatici che utilizza per redigere l’opera “Mussolini alla conquista delle Baleari”, in cui si svelano le mire coloniali fasciste sull’arcipelago (nonché, in prospettiva, sull’intera penisola iberica), motivazione principale dell’intervento italiano nel conflitto.

Infine, durante le tragiche “giornate di maggio” del 1937, teatro dello scontro aperto tra il blocco governativo costituito da PSUC ed ERC e la tendenza rivoluzionaria incarnata dalla CNT-FAI e dal POUM, Berneri viene prelevato nell’appartamento ove risiede ed ucciso in circostanze misteriose insieme all’amico e coinquilino Francesco Barbieri.

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